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Lo studio dei microRNA nelle donne con carcinoma endometriale

Cosa sono i microRNA?

I microRNA sono delle piccole porzioni di RNA che a discapito della loro grandezza sono in grado di esercitare un ruolo molto importante in tutti i processi biologici poiché possono regolare l’espressione di centinaia di geni target. A grandi linee li possiamo immaginare come una sorta di interruttori della “luce”, che in questo caso sono i nostri geni, che a loro volta regolano le funzioni biologiche di tutte le nostre cellule

I microRNA nelle malattie

Fisiologicamente quindi i microRNA sono richiesti per il buon funzionamento dei normali processi cellulari che sono coordinati nei più piccoli dettagli in modo che tutto proceda perfettamente. Ma se questi meccanismi si inceppano per qualche ragione, le conseguenze possono essere molto severe per la cellula. Infatti, poichè questi interruttori regolano così finemente i nostri geni, è chiaro che se non funzionano adeguatamente – come spesso accade in condizioni patologiche e nel cancro – le cellule stesse cominciano a comportarsi in modo aberrante 

Il cancro endometriale

Il tumore dell’endometrio è oggi la principale neoplasia dell’utero ed il più frequente tumore ginecologico nei paesi industrializzati, occupando il quarto posto tra le cause di cancro nel sesso femminile. Normalmente per trattare le donne affette da questa malattia, i medici seguono le linee guida internazionali che permettono di stimare una prognosi. Questi criteri tuttavia spesso non sono sufficienti e l’identificazione di nuovi marcatori rimane sempre un obiettivo fondamentale nello sviluppo di strategie sempre più personalizzate.

Lo studio dei microRNA nelle donne con carcinoma endometriale 

L’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna e l’Università di Bologna hanno promosso lo studio dei microRNAs nelle donne con carcinoma dell’endometrio e in particolare in quelle che oggi, secondo le linee guida, sono definite a prognosi intermedia e che sono spesso più difficili da gestire dal punto di vista clinico. Questo gruppo è piuttosto eterogeneo e con mutazioni su diversi geni, il cui significato clinico non è stato ancora decifrato, come per esempio quelle sul gene CTNNB1. Infatti, benché queste donne siano tutte “inquadrate” nello stesso gruppo, alcune possano avere una prognosi ottima, mentre altre possono evolvere velocemente ed avere dei tempi di sopravvivenza molto più corti. Oggi sfortunatamente non ci sono modi per identificare precocemente queste donne, rendendo di fatto molto difficile l’attuazione di strategie interventistiche specifiche

Ed è in questo contesto che i microRNA potrebbero avere un ruolo importante

Il lavoro è frutto di un team multidisciplinare composto da esperti con diversi background scientifici che ha permesso di sfruttare le competenze di ognuno in maniera sinergica ed è stato supportato dal contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (CARISBO). 

Le strutture coinvolte sono: la Ginecologia Oncologica De Iaco (Prof. Pierandrea De Iaco, Dott.ssa Myriam Perrone, Dott.ssa Giulia Dondi, Dott. Marco Tesei, Dott.ssa Eugenia De Crescenzo), l’Unità di Patologia (Dott. Claudio Ceccarelli, Dott.ssa Donatella Santini, Dott. Angelo Gianluca Corradini), il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie (FABIT) (Dott.ssa Gloria Ravegnini, Dott. Francesca Gorini, Prof. Dario De Biase, Prof.ssa Patrizia Hrelia, Prof.ssa Sabrina Angelini), il Dipartimento di Medicina Specialistica Diagnostica e Sperimentale (DIMES) (Dott. Antonio De Leo, Prof Giovanni Tallini) e il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche (DIMEC) (Dott.ssa Camelia Coada).

I risultati

Lo studio ha analizzato inizialmente 30 casi di donne con carcinoma endometriale definite a prognosi intermedia, di cui 15 con mutazione sul gene CTNNB1. Per ogni donna sono stati studiati circa 400 microRNA. Successivamente i dati più significativi sono stati confermati in un totale di 72 donne ed è emerso che due microRNA (miR-499a-3p e miR-499a-5p) erano molto più espressi in presenza della mutazione. Per tanto abbiamo valutato gli stessi due microRNA in un gruppo di studio indipendente. Per fare questo abbiamo potuto accedere ai dati depositati in database internazionali (nello specifico usando la casistica del TCGA che raccoglie i risultati di analisi condotte da consorzi internazionali da diversi gruppi di ricerca sparsi nel mondo). Anche in questo caso il risultato osservato nella casistica bolognese, è stato confermato. 

Sfruttando questi dati, abbiamo potuto anche mettere in correlazione i microRNA con i dati di follow-up che ci ha permesso di osservare che il miR-499a-5p è associato con il tempo di sopravvivenza globale e che una sua bassa espressione è un fattore che aumenta il rischio di morte.

Infine integrando ulteriormente i dati in nostro possesso è emerso che tenendo in considerazione sia l’espressione del microRNA e che la presenza della mutazione sule gene CTNNB1 è possibile identificare un gruppo di pazienti con una prognosi particolarmente favorevole.

Tirando le somme, quindi…

I risultati raccolti in questo studio suggeriscono che i microRNA possono aiutare nell’identificazione di sottogruppi di pazienti tra quelle definite a prognosi intermedia che si comportano diversamente dalle altre e ci possono venire in aiuto nell’ottica di sviluppare strategie cliniche sempre più “sartoriali”

Questo studio conferma l’importanza dei microRNA nei processi tumorali e rappresenta un punto di partenza per una comprensione sempre più estesa di questa patologia cosi complessa ed eterogenea.

Autrice: Dott.ssa Gloria Ravegnini

Fonte 1:

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fonc.2021.757678/full?&utm_source=Email_to_authors_&utm_medium=Email&utm_content=T1_11.5e1_author&utm_campaign=Email_publication&field=&journalName=Frontiers_in_Oncology&id=757678

Fonte 2:

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/ijc.33857

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